Giuseppe Rinaldi Malattia

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Giuseppe Rinaldi Malattia
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Giuseppe Rinaldi Malattia – Beppe Rinaldi è venuto a mancare dopo aver sofferto di un disturbo che probabilmente era progredito negli ultimi mesi. La notizia inaspettata ha rovinato la prima domenica di settembre, quando tutti si stavano rilassando a casa.Del resto Beppe Rinaldi era talmente amato dagli enoappassionati di tutto il mondo che è bastato un semplice post su Facebook per accendere subito il tam-tam e le espressioni di cordoglio. Il Barolo è il settore enologico duro e puro uno di quelli ormai più unici che rari.

Il soprannome “Citric” offre un’idea fantastica e fotografa l’anima dell’individuo, ma era anche un talentuoso enologo. Lui e il suo amico Luigi Veronelli si lamentavano spesso dello stato dell’industria vinicola. La sua filosofia di vita si applicava anche al vino, e non si tratteneva dal criticare i giornalisti che nascondevano la testa sotto la sabbia. Bottiglie di vero culto, vini che i collezionisti bramano. La cura del mondo naturale e dell’ambiente è una priorità, ma lo è anche portare avanti la tradizione vitivinicola del Barolo.

Aveva una forte avversione per i vini di pronta beva perché i suoi erano stati creati pensando a un invecchiamento prolungato, in particolare per completare i nobili cru Brunate, Cannubi-San Lorenzo e Ravera. Nel 1890 il patriarca di Giuseppe Rinaldi, Battista, diede inizio all’impresa che sarebbe diventata famosa per i suoi inestimabili terroir. Dopo la laurea presso l’Università di Enologia di Alba, la figlia di Beppe, Marta, ha co-diretto con lui l’attività negli ultimi anni. Ho conosciuto Beppe Rinaldi per la prima volta nel maggio del 2004.

Abbiamo bevuto diversi vini insieme, mi ha parlato di gente come Bartolo Mascarello e Teobaldo Cappellano e Barale e Roagna e altri che non ricordo, e mi ha fatto provare un po’ del Barolo Chinato “carbonaro” che ha fa esclusivamente per il consumo domestico, ed è stata una delle cose migliori che abbia mai assaggiato.Per la prima volta, sono stato immerso in una cacofonia vibrante e assordante, che ricorda i migliori film di Ozpetek, mentre un enologo mi parlava di una vasta gamma di argomenti, non solo del vino e del suo vino.

Mi ha raccontato cose note e storie minori con il ritmo e il tempismo del narratore perfetto mentre si tuffava nella sua amata storia locale, concentrandosi in particolare su Tancredi Falletti e Giulia Vitturnia Colbert. Mi sono presa un po’ di tempo per pensare a cosa volevo essere da grande dopo che mi ha fatto quella domanda, e non credo di aver smesso di pensarci.Beppe aveva bisogno di vino per vivere, respirare, fumare, sorridere, amare, criticare, discutere, incazzarsi; il vino era un modo per andare in moto; il vino era un modo per fare merenda con gli amici; il vino era un modo per collezionare elfi e lambrette; il vino era un modo per leggere la poesia persiana.

Giuseppe Rinaldi Malattia

il vino era un modo per raccontare le storie dei luoghi e degli eventi per i quali quei luoghi sono conosciuti.Beppe mi appariva inaccessibile allora, durante i miei giorni di addestramento, come un’aquila che sventolava nel cielo delle Langhe sulle ali della sua intelligenza e del suo naso aquilino.Beppe si è distinto così tanto dalla folla che ora viene comunemente definito un drago o un gigante. Ho trovato difficile mantenere un equilibrio con lui dato che era così disinibito e tosto. È sempre stato così. Una delle cose più accattivanti di Beppe è che non sembrava minimamente turbato dal clamoroso successo dei suoi vini.

Lui e la sua famiglia hanno avuto un’occasione d’oro per diventare ricchi sfondati, ma hanno scelto di non farlo. Marta e Carlotta continuano ancora oggi a seguire gli insegnamenti del padre. Beppe mostrò un flagrante disinteresse per i Temi della speculazione, dell’opportunismo e dell’espansione a qualunque costo. E criticava l’uso della vite dove si sarebbero dovuti preservare i boschi, la sostituzione del Nebbiolo al Dolcetto, il prevalere delle cantine moderne su quelle costruite con materiali locali .Beppe disprezzava arrivare in una località particolare meta degli affari, del mercato, dei volumi.

Beppe apprezzava il viaggio in sé, che avrebbe potuto essere fatto in moto e migliorato con soste, ottima compagnia e una bottiglia di Toscano.Per quanto riservato, Beppe non era impossibile da avvicinare; con il giusto approccio e il dovuto rispetto per la sua epoca che non era quella moderna, era possibile entrare nel suo mondo e conoscerlo.Beppe ha avuto i sensi vista, udito, olfatto e gusto e intelligenza virilità, paternità e vinificazione per immergersi completamente nella sua Langa nativa, per conoscerla intimamente e con passione, e per farne parte nel suo unico modo, con indosso il suo maglione di lana grezza e una grande sciarpa tirata sugli occhi.

Beppe allora non faceva musica. Era infatti diametralmente opposto al produttore moderno che, in un assalto senza fine al mondo, passa dal jet all’aereo, dall’importatore al distributore, da Facebook a Instagram. Beppe era dall’altra parte, la sua vita ridotta al fazzoletto di terra e di cielo che lo sosteneva. In questo modo era simile a una vite, intrecciata con il paesaggio che lo circondava. Più che un esploratore, un innovatore o un produttore visionario, rappresenta solennementeed il custode della sua Langa, dalla Langa del Risorgimento storico a quella del Rinascimento enologico, sebbene Beppe appartenesse senza riserve alla tradizione più ortodossa del Barolo.

In questo senso, nel ricchissimo repertorio del vino di Langa, la figura di Beppe Rinaldi rappresenta un’eccezione, per molti aspetti. Per Beppe un bicchiere del suo Barolo era più di un semplice bicchiere di vino; è stato un catalizzatore di storie, terre e persone; era il carburante per viaggiare con le viscere e con i ricordi; era il partner perfetto per vagare e divagare, senza sosta. Beppe si preoccupava più dei suoi amici che del resto del mondo; tra i suoi numerosi amici presunti e pochi veri c’erano quelli con cui discuteva di mucche. Nel frattempo, stava bevendo il vino.Beppe era meno interessato a discutere di metodi e.

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