Mario Scotti – Il bassista Mario Scotti veniva dall’Italia. Ha ottenuto il riconoscimento per la prima volta nell’industria musicale come membro dei Five Continentals, una band dell’Emilia-Romagna soprannominata “la risposta italiana ai Beatles” nel 1963-1964. Nel 1965 fa parte dell’ensemble dei Pard insieme a Franco Tozzi al Festival di Sanremo, dove incidono il secondo 45 giri dell’artista.
Suona nella band di Patrick Samson lo stesso anno in cui incontra Gianni Morandi e con lui registra i suoi primi singoli. Entra a far parte della band Boa Boa di Pierfranco Colonna nel 1967 e, l’anno successivo, accompagna Jimi Hendrix nel suo tour italiano. Durante quegli anni, ha collaborato con altre icone della musica internazionale tra cui l’organista americano Jimmy Smith.
Dopo aver lavorato come turnista presso la RCA Italiana di Roma nel 1969, ha iniziato nello stesso anno ad esibirsi anche alla televisione italiana con l’Orchestra Ritmi Moderni della RAITv. Nel corso della sua carriera, ha collaborato con un impressionante elenco di musicisti italiani, tra cui Nini Rosso, Antonello Venditti, Lucio Dalla, Claudio Baglioni, Renato Zero, Francesco De Gregori, Mimmo Locasciulli, Loretta Goggi, Alessandro Haber e New Trolls.
Nel 1982 si è recato in Giappone con l’Orchestra Europea e la Filarmonica di Vienna per eseguire opere di Respighi, Strauss e composizioni cinematografiche del Maestro Riz Ortolani. Con l’Orchestra Sinfonica di Torino, diretta da Nello Ciangherotti, ha registrato 10 concerti con Claudio Villa nel 1980 per il programma “Concerti all’Italiana”, pubblicato in dieci LP. Nel 1994 partecipa alla trasmissione “Numero Uno” con Giorgia Todrani, figlia di Giulio.
Inoltre, negli anni ’80, ha recitato in film con musiche di maestri come Ennio Morricone, Armando Trovajoli, Riz Ortolani, Jerry Goldsmith e Michel Colombier. Ha condiviso il palco con altri musicisti di livello mondiale come Benny Goodman e Toots Thielemans per suonare brani dei suddetti Maestri. Ha collaborato con Naná Vasconcelos e Saro Liotta per creare un disco a 33 giri di musica etnico-brasiliana presso gli studi della RCA Italiana nel 1976.
Quando il pianista e conduttore di Rai Isoradio Alessandro De Gerardis ha registrato la sua canzone “Autostrada”, lui era lì a suonare il basso. Ha collaborato con l’arrangiatore di Diana Ross, Del Newman, per pubblicare un album nel 1983. Ha accompagnato luminari come Joséphine Baker, Paco de Luca, Eumir Deodato, Toots Thielemans, Ray Charles, Frank Rosolino, Dee Dee Bridgewater, Amii Stewart e molti più durante la sua carriera televisiva e i tanti programmi a cui ha dato il suo lavoro.
Durante questo periodo, ha anche fondato, arrangiato, diretto e suonato con l’Alta Tensione Big Band di 13 elementi, che ha suonato canzoni di Tower of Power, Earth Wind & Fire, Huey Lewis & the News, Kenny Loggins, Ivan Links, Donald Fagen ecc. e altri grandi successi R&B in prestigiose sedi romane come Saint Louis, Alpheus, Cineporto, Akab, Fonclea, ecc., e ha accompagnato la stessa orchestra a Roma
Nonostante la popolarità dell’orchestra all’interno del posto di lavoro, durerà solo altri cinque anni prima di sciogliersi a causa dei crescenti obblighi professionali dei membri. Per cause naturali si tolse la vita il 2 novembre 2001, a Roma, e gli sopravvissero la moglie Fiammetta ei figli Andrea e Sabrina. Dal 1990 in poi è membro della band Les Aristocrates, esibendosi a Montecarlo e Divonne Les Bain, Francia.
Per cominciare, vorrei esprimere la mia gratitudine al Professor Enzo Scotti, alla Professoressa Silvia Zoppi, alla Fondazione Mario Scotti e a tutta la Famiglia Scotti per avermi incluso non solo nella realizzazione del prezioso volume dedicato alla memoria del mio Maestro 1 e presentato stasera, ma anche nei festeggiamenti di oggi, che fanno parte delle celebrazioni monumentali di cui la nostra città è protagonista.
In secondo luogo, la “Sapienza”, dove ho ricevuto la mia formazione e dove ho lavorato come professore a contratto negli ultimi dodici anni, ospita oggi rettori delle università di tutto il mondo per una celebrazione durante la quale discuteranno temi di fondamentale importanza per il futuro dell’istruzione superiore, compreso lo sviluppo della ricerca e della pedagogia e la globalizzazione delle istituzioni accademiche.
In merito al volume che oggi viene presentato, desidero ringraziare ancora una volta Silvia Zoppi per l’attento lavoro di curatela, senza il quale questa preziosa miscellanea non avrebbe visto la luce; e, last but not least, la casa editrice Bibliopolis per la consueta attenzione con cui segue le sue pubblicazioni: oltre a Emilia Del Franco, per la sua intelligenza, la sua gentilezza, la sua competenza e il suo entusiasmo.
L’autunno del 1993, quando avevo diciotto anni e iniziavo la mia carriera universitaria, fu la prima volta che ci incontrammo. Nonostante la mia evidente preferenza per le discipline umanistiche, uscendo dal liceo classico non ero, infatti, ancora convintod di quale percorso dovrei scegliere. Ero tornato dopo un’estate tortuosa, trascorsa a riflettere, meditare, valutare e soppesare.
Nel mio carico di corso erano compresi anche alcuni crediti di letteratura italiana e il professor Mario Scotti era il mio incarico “in canale” basato sul cognome. Colgo l’occasione per citare, seppur in breve, il resto della redazione per l’impegno e la professionalità nelDurante gli ultimi quindici anni di vita di Mario Scotti come studioso, ho avuto l’onore di essere uno dei suoi studenti.
Quell’anno Scotti conduceva il suo corso annuale sui Manifesti della polemica classico-romantica, un tema che ha sempre attirato la mia attenzione, quindi ero felicissimo e sentivo una forte voglia di iscrivermi. In uno dei primi giorni di novembre, nel tardo pomeriggio, tutto il corpo studentesco si è accalcato nell’Aula 1, l’aula più grande e prestigiosa della Facoltà, con alcuni addirittura seduti sui gradini.
Appena Scotti ha iniziato a parlare, tutti hanno interrotto quello che stavano facendo e hanno ascoltato con attenzione, trasportati nel cuore di questioni familiari dibattute all’inizio e alla metà dell’800 come se fossero problemi aperti che dovevano riguardarci e coinvolgerci da vicino con la stessa intensità che allora, due secoli fa, animava i contendenti. Dopo molte riflessioni, ho deciso di perseguire il mio vero interesse e di iscrivermi ai corsi di Filosofia presso la prestigiosa Villa Mirafiori.