Gianmarco Bachi Malattia – Francesco M. Cataluccio ha studiato lettere a Varsavia e filosofia a Firenze. Dal 1977 al 1986 ha girato l’Europa centrale in autostop, trascorrendo molto tempo in Polonia, dove ha avuto un’esperienza meravigliosa nonostante i molti difetti del paese. Tornato in Italia, si stabilì a Milano e lavorò in diversi campi.
Tutto è cambiato per lui dopo la caduta del Muro nel 1989, quando ha ottenuto un lavoro come curatore di libri presso la casa editrice Feltrinelli. Vent’anni dopo lavora ancora nell’editoria come direttore di Bruno Mondadori o di Bollati Boringhieri. Ha scritto molti scritti sulla storia e la cultura polacca e dell’Europa centrale a causa della sua insonnia e nel tempo libero.
Tra i suoi numerosi successi, ha supervisionato la raccolta dell’intera opera di Witold Gombrowicz e Bruno Schulz. E ha anche scritto romanzi: Immaturità. Il flagello della nostra epoca; Che ne sarà delle nostre biblioteche? Fammi vedere se migliora laggiù. Quasi un breviario mitteleuropeo. Collabora con il “Sole24ore” e trascorre più tempo possibile a Venezia.
Andrea Di Stefano, 46 anni, giornalista e autore radiofonico, dirige il mensile Valori, che si occupa di finanza etica, economia sociale e sostenibilità. Collabora con Rainews 24, Repubblica e l’Agenzia dei Quotidiani Locali del Gruppo Espresso. Dopo una lunga “militanza” come professore Di Stefano nel fortunato programma di Radio Popolare “Sansone”,
è ora co-conduttore del settimanale di finanza ed economia “Il giorno delle Locuste”, con Gianmarco Bachi. Nonostante avesse 19 anni, era considerato un avanzo militare e gli fu data l’opportunità di condurre “Corrispondenze Operaie” su Radio Popolare. Tre studi “storici”, incentrati sulla “mafia” dei rifiuti, l’amianto a Casale Monferrato ea Balangero,
e il terremoto dell’Irpinia, sono stati da lui pubblicati per La Nuova Ecologia. Un ictus è stato davvero la causa della morte di Enrico Berlinguer? Pubblicato da Rubbettino, “Storia segreta del Pci” di Rocco Turi fornisce nuove informazioni sulla scomparsa del leader comunista. Enrico Berlinguer muore a Padova l’11 giugno 1984, dopo essersi ammalato durante un comizio elettorale.
Dopo 29 anni, il libro offre una visione nuova di zecca e profondamente inquietante del tragico racconto della cronaca italiana. Il socio lago Rocco Turi, storico mai pubblicato prima su Repubblica, ripercorre i momenti cruciali di quella serata padovana e cerca di dimostrare una tesi mai formulata prima: che il dirigente comunista sarebbe morto non per un ictus cerebrale come in re alta’ si è sempre detto, ma per precise e dirette responsabilità,
legate soprattutto ad una serie di assurdi ritardi nelle stesse operazioni di pronto soccorso. Ci sono state dette troppe falsità, lamentano gli accademici. Ora possiamo confutare le tesi di quell’epoca grazie a un esame sobrio e approfondito degli eventi che circondarono la scomparsa di uno dei leader comunisti più venerati d’Europa. Dopo i primi malesseri,
Berlinguer è stato portato lentamente in albergo e poi, dopo più di due ore, è stata chiamata un’ambulanza. È stata la decisione più folle di sempre. Tuttavia, sottolinea lo studioso, ci hanno mentito ancora: «Non è vero che Berlinguer è stato operato nel momento in cui è arrivato in ospedale, anzi è stato portato in sala operatoria all’una di notte,
dopo aver trascorso circa due ore in albergo, quindi 2,5 ore dopo essersi ammalato in piazza della Frutta. partecipò alla guerra di liberazione, un esponente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, il prof.Giuliano Lenci, nonché primario dell’ospedale Busonera di Padova, fu lui a soccorrerlo ordinando che fosse portato immediatamente al pronto soccorso albergo, nella sua camera già occupata il «dopo aver bevuto un bicchier d’acqua,
e poi disse che era servito a reprimere il vomito, ma chi ha il vomito non ha mai voglia di bere», ricorda Rocco Turi Enrico Berlinguer sentendosi male alle 10.30 precise quella sera. L’acqua che il leader comunista ha bevuto alla manifestazione non è mai stata testata per i contaminanti, ma è stato riferito poco dopo la sua morte che Enrico Berlinguer aveva iniziato a sentire gli effetti della congestione a causa della scarsa qualità del pasto che aveva consumato la sera prima a Genova .
Ma c’era un altro dettaglio che, secondo lo studioso che ha deciso di scrivere questo libro per svelare la storia nascosta del vecchio Partito Comunista Italiano, avrebbe dovuto spingere gli inquirenti quella notte a porsi domande vitali: quella notte, tutti si accertarono per sabotare la registrazione dell’incontro, che includeva riprese di un bicchiere d’acqua.
Telefonate tese: alle 2 del mattino, mentre Berlinguer era in sala operatoria, Falena ha chiamato il responsabile della comunicazione del Pci di Roma, Walter Veltroni, che è intervenuto a nome della Rai. Raiha assunto l’operatore tramite l’avvocato e ha acquistato il nastro. Un furgone è stato utilizzato per redigere il contratto nella piazza centrale dell’ospedale.
Troppa fretta. Anche questo è un enigma per me. Scrive Rocco Turi: “Forse, in caso di malattia causata da cause diverse da quelle ufficiali, Berlinguer si sarebbe potuto salvare attraverso passaggi metodologici corretti e tempestivi”, che è alla base della mia tesi. C’è una specie di complotto in corso?
Il libro prosegue poi spiegando il possibile legame tra la morte di Berlinguer e quella di Moro: “entrambi lavorarono per creare in Italia il primo Compromesso Storico della storia repubblicana, e probabilmente i servizi segreti dei paesi dell’Est, e non solo loro, non potevano accettare che questo potrebbe accadere”.
Mentre una persona combatte, gli altri giudicano quello che stanno facendo. E’ come se tutti coloro che hanno fatto il militare potessero essere ritenuti socialmente dannosi, come ha affermato questa mattina uno degli imputati in un’intervista a Radio Popolare. Ancora,
