Giacomo Scazzi Malattia

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Giacomo Scazzi Malattia – La morte della figlia ha portato alla condanna di entrambi i genitori per omicidio colposo. I genitori della ragazza le avrebbero proibito di sottoporsi alla chemioterapia per la sua malattia, anche se all’epoca aveva solo 17 anni. I medici hanno stimato che le possibilità di sopravvivenza della donna fossero dell’80%. Ma non c’è alcun segno di rimorso nei loro commenti. Nel dicembre 2015, Eleonora, allora 17enne, ha iniziato a sentirsi male mentre tornava a casa da scuola. Aveva febbre e dolori alle ossa da giorni.I test clinici sono stati eseguiti su di lei il 10 febbraio 2016, un mese intero dopo l’inizio della sua malattia.

Eleonora è stata ricoverata nel reparto di oncologia pediatrica dell’ospedale di Padova il giorno in cui le è stata diagnosticata una leucemia linfoblastica acuta. Come il resto della sua famiglia, rifiuta la chemioterapia a favore di “cure” alternative.Anche i suoi genitori, Lino Bottaro e Rita Benini, sono devoti della filosofia di guarigione senza farmaci sostenuta dal medico tedesco Rudolf Hamer. Il 26 febbraio la ragazza viene dimessa dall’ospedale, ma lo stesso giorno il Tribunale per i minorenni sospende la patria potestà dei Bottaro. Ryke Geerd Hamer, il creatore della cosiddetta “nuova medicina tedesca”, è stato radiato dall’albo nel 1986.

Ai genitori viene dato il permesso di scegliere la struttura sanitaria in cui la figlia sarà sottoposta a chemioterapia.Anche dopo essere stata ricoverata in un ospedale di Bellinzona, in Svizzera, Eleonora ei suoi genitori continuano a protestare contro l’uso delle cure mediche convenzionali. Il 31 luglio è tornata in Italia ed è stata portata all’ospedale di Schiavonia, vicino a Padova. Dalla diagnosi, ha ricevuto poco più che cicli di cortisone, agopuntura e vitamina C.È deceduto il 29 agosto 2016, per mancanza di adeguate cure mediche.

Condanna in Cassazione Il caso contro Lino Bottaro e Rita Benini, accusati di omicidio colposo per aver vietato alla figlia Eleonora di fare la chemioterapia, è stato risolto dalla Corte di Cassazione sette anni dopo la sua morte.Nel tentativo di ribaltare le condanne di primo e secondo grado, i coniugi padovani si sono rivolti all’avvocato Raffaella Giacomin.La Cassazione, però, ha ritenuto i due responsabili della morte della ragazza nonostante avesse l’80% di possibilità di sopravvivenza se avesse ricevuto cure mediche. Ai Bottaro è stato accusato di esercitare un’indebita influenza sulla figlia, spingendola a rifiutare le cure mediche stabilite.

Il procuratore aggiunto Valeria Sanzari sostiene che se la ragazza fosse stata costantemente iperprotetta e copiata dai suoi genitori, non avrebbe mai avuto la possibilità di crearsi una propria libertà di scelta delle cure.Inoltre, non hanno mai espresso rammarico per le loro azioni; come diceva la loro mamma Rita, “credo nella giustizia divina, non ho fatto niente di male, rifarei tutto quello che ho fatto”. Che finalmente finisce dopo quarant’anni. Le questioni di fondo in una lugubre terra di ex pescatori che, come il padre Antonio, non sono riusciti a diventare agricoltori e sono caduti in povertà, sono monetarie piuttosto che emotive.

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Ma ora, a causa di Sarah e Sabrina, l’animosità si è trasformata in odio. Nella casa di via DeleddaCosima, “Mimina” si tira su dalla poltrona arabesque del soggiorno come fanno a volte alcuni obesi: facendo scivolare il bacino fino al bordo della seduta e facendo forza sulle braccia. «Non so come andrà a finire», sussurra Dora, la più giovane di loro, davanti alla loro casa di San Pancrazio, a pochi chilometri da Avetrana. Non è obesa, ma ha altri problemi da affrontare. “Come mi sento? E come vuoi che ti senta, giornalista?” Lo dice da un po’ di tempo. Il telefono squilla in continuazione.

Tra mille insulti anonimi da tutta Italia, il padre di Erika De Nardo ha chiamato qualche giorno fa dal Piemonte per dimostrarle solidarietà: ora che la Procura la sta tirando dentro, ora che tutti pensano a lei come al maresciallo di questa casa e di questo orrore, troppo certe solidarietà sembrano così lontane. ” urla. “E immagina me”, risponde, massaggiandosi il viso. “Mimina, questa contadina che custodisce segreti e battiti sigillati nel suo cuore, sa e prevede molte cose. Ad esempio, sapeva che sarebbe stata risucchiata nei guai, dicendo cose del tipo: “verranno a prendermi, mio marito è pazzo, non lo riconosco più”.

” urla. A cui lei risponde: “E immaginami”, accarezzandogli il viso. “Mimina, questa contadina che custodisce segreti e battiti sigillati nel suo cuore, sa e prevede molte cose: per esempio, sapeva che sarebbe stata risucchiato nei guai, mio marito è impazzito e non lo riconosco più, quindi mi aspetto che vengano a prendermi. Dire solo “Voglio che Sara torni a casa” è tutto quello che devo dire. Gli Scazzi hanno aspettato con ansia per ore. Il 26 agosto, sua figlia Sara, che all’epoca aveva 15 anni, è scomparsa. Il padre della ragazza ha detto a SkyTG24 che sua figlia aveva bisogno di stare con suo cugino. Ma non è mai stata più vista dopo essere andata via.

Giacomo Scazzi, apparentemente afflitto, sdice: “Forse qualcuno l’ha preso”. Davvero, tutti sono preoccupati che sia stata catturata. Più tempo ci vuole, più mi preoccupo.I carabinieri stanno valutando “sul serio” l’ipotesi che la ragazza sia stata rapita, e stanno seguendo gli indizi che portano agli amici di Sara, che sarebbero ragazzi intorno ai quindici anni. Gli investigatori non speculano troppo sul possibile movente del rapitore, ma escludono l’estorsione come probabile spiegazione. Invece.

ipotizzano che la ragazza sia stata avvicinata da un’auto su cui viaggiavano una o più persone che conosceva e che l’avrebbero mandata su sotto le spoglie. La giovane avrebbe ceduto e sarebbe caduta nella trappola. Negli ultimi tempi è emersa anche una pagina Facebook incentrata su Sarah. Centinaia di migliaia di persone si sono iscritte al sito per mostrare il loro sostegno a lei. Michele Misseri, un contadino di Avetrana, continua a cambiare la sua storia su ciò che è accaduto la notte in cui sua nipote Sarah Scazzi è stata uccisa nel tentativo di chiarire.

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