Ermanno Taviani Wikipedia – Estate 1944. L’autorità di occupazione tedesca del comune toscano di San Martino convoca in cattedrale l’intera popolazione del paese. Un gruppo di persone, tra cui uomini, donne e bambini, guidati dal fattore Galvano, decide di lasciare il paese di notte per incontrare gli americani che stanno arrivando dal sud perché temono di rimanere intrappolati.
La temuta carneficina avvenne poco dopo, proprio all’interno della chiesa. Un gruppo di fuggitivi e un gruppo di contadini stanno raccogliendo il grano quando subiscono un’imboscata da parte dei fascisti, che massacrano anche donne e anziani prima di essere uccisi dagli stessi colpi di arma da fuoco del gruppo.
I sopravvissuti trascorrono la notte in una cascina e Galvano realizza la sua fantasia romantica proponendosi alla cugina Concetta. La notizia dell’arrivo delle forze alleate arriva con la luce del mattino. Senso di libertà Il 22 luglio 1944, per ordine dell’alto comando tedesco, furono assassinate cinquantacinque persone riunite nel Duomo di San Miniato.
Si è discusso molto sulla causa del disastro fino al 2004, quando è stato finalmente stabilito che una granata sparata dall’esercito degli Stati Uniti aveva colpito accidentalmente la cattedrale. Fino a quel momento, la nozione di colpa tedesca era stata ampiamente accettata; ciò era in parte dovuto al fatto che la ricostruzione portava tutti i tratti distintivi della vendetta in seguito all’assassinio di soldati tedeschi, come spesso accadeva sotto il nazismo.
Anche se non fossero responsabili di un massacro, ciò non intaccherebbe il contesto della Resistenza né diminuirebbe il significato della guerra partigiana lì o altrove in Italia. Paolo e Vittorio Taviani, fratelli di San Miniato, avevano allora 13 e 15 anni e l’incidente lasciò loro un’impressione indelebile. Il loro padre, l’avvocato Ermanno Taviani,
era un membro originario della commissione d’inchiesta istituita nel 1944, ma si dimise rapidamente per prendere le distanze dai risultati della commissione. San Miniato, luglio ’44 è stato il primo film dei fratelli Zavattini, che in precedenza avevano lavorato come assistenti di Cesare. La storia de La notte di San Lorenzo è raccontata in flashback,
inizia e finisce in un moderno appartamento con vista su Firenze di notte. La piccola Cecilia, una ragazzina che ha sentito tutto, racconterà la storia a sua madre nello stile di una ninna nanna. I Taviani, raccontando retrospettivamente la loro storia, riescono a distaccarsi dagli avvenimenti di quarant’anni fa, a rileggerli con l’obiettività che richiedono,
a riformularli in fiaba, epopea o mito con la Liberazione servendo da lieto fine. Molti critici sottolineano le incongruenze nel racconto della bambina, come il fatto che lei non fosse in cattedrale durante gli eventi che ricorda ma fosse invece con il gruppo che fuggì, e che non potesse sapere della morte di Galvano e Concetta. notte appassionata insieme.
Alla fine, dice esplicitamente al suo giovane figlio: “Così la mia storia finisce, amore mio”. Quando è successo tutto questo, avevo solo sei anni, quindi non posso dire con certezza se sia andata esattamente così. Tuttavia, questo è un evento reale e, occasionalmente, il lieto fine è persino nella vita reale. L’appartamento contemporaneo che funge da ambientazione per la storia ha un aspetto surreale, quasi come un’illustrazione, se visto da vicino.
Puoi esprimere un desiderio e guardare una stella cadente attraverso la finestra nella notte di San Lorenzo, l'”appuntamento magico” in cui si dice che le persone di tutto il mondo esaudiscano i loro desideri. Un racconto contenente scene violente e terribili che non ha senso riferire a un bambino avvolto in fasce. I Taviani, tuttavia, continuano a tentare di confondere le cose avvolgendo la verità nella nebbia del mito. Sebbene la Strage di San Miniato sia avvenuta il 22 luglio, la cattedrale aveva recentemente onorato il martirio di San Ciriaco l’8 agosto, il giorno prima della notte di San Lorenzo. Il nome del comune di San Miniato è stato cambiato in San Martino, altro nome comune dei paesi italiani. Poi c’è il paradosso dei desideri e delle azioni di Corrado; immagina di salvare la sua nuova sposa incinta Belindia dall’orlo della morte nonostante lui e Belindia fossero stati precedentemente separati e lui non fosse presente sul luogo del massacro in cui è morta. La narratrice donna appare solo brevemente nella voce fuori campo. Ignaro del disastro storico che sta vivendo, si gode la fanciullezza con questa bimba divertente, goffa e smorfiosa. Qualcuno nel gruppo la informa: “Hai un cinema nel cervello”. Come i due fratelli al centro di Good Morning Babilonia, Cecilia è la trasposizione interna del film da parte degli stessi fratelli Taviani. E i confini del racconto oggettivo della donna sono la stessa chiave per decifrare la pervasiva contraddizione tra realtà e finzione, fiaba ed epico. All’inizio del film, la bambina e il nonno, entrambi seduti su un banco fuori dalla chiesa dopo aver partecipato al matrimonio, raccontano a turno. Lui, come molti dei suoi dotti compagni toscani, sao recita poesie classiche a memoria, e lo fa ora mentre declama un passaggio dell’Iliade sul matrimonio di Ettore e Andromaca, che ha luogo proprio mentre la guerra incombe all’orizzonte. Quando l’anziano dice con il suo accento toscano “Ettorre”, la ragazza lo corregge ripetendo il labbro del testo di Omero, proprio come sa che farebbe con quella filastrocca. Tutta la scena simbolo del film, quella del fascista Giglioli che viene trafitto dalle lance dei guerrieri achei, ancora un momento teatrale, stilizzato, si articola in questa scena. In questa scena passano la dimensione epica del film, il mito, il teatro con coro greco e l’Odissea. Due sono i momenti clou che si verificano durante la Notte di San Lorenzo. Il primo prevede la distribuzione di frammenti di pane al posto delle ostie durante il rito della messa,