Barbara Gruden Malata

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Barbara Gruden Malata
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Barbara Gruden Malata-Giornalista corrispondente per la Rai dalla Germania ha iniziato a scrivere per un giornale da adolescente.Barbara Gruden è una giornalista triestina, corrispondente per la Rai dalla Germania. Nel mondo dell’informazione fin da giovanissima, la Gruden ha iniziato a collaborare da adolescente con un giornale, per poi occuparsi a lungo di cronaca nera. Dal 2017 è corrispondente da Berlino del Tg3. Ecco chi è Barbara Gruden e cosa sappiamo della sua vita privata.Barbara Gruden è triestina, ma non si conosce la data precisa di nascita.

Come lei stessa racconta, ha iniziato a fare passi nel mondo dell’informazione fin da giovanissima. Mi hai assunto per Primorski Dnevnik quando ero al liceo. Dopo la laurea, nel 1988, è lì che ho fatto esperienza, a cominciare dalla cronaca nera”. Successivamente ha lavorato per TriesteOggi, il Gazzettino, e per altre testate nazionali fino ad approdare in Rai per la redazione slovena del Friuli-Venezia Giulia nel 1995. Dopo anni di insicurezza tra Trieste e Roma, finalmente Barbara Gruden è stata assunta dalla redazione di .

Italia FVG e grazie a Giornale RadioRai la giornalista è approdata nella rubrica Esteri, da sempre la sua grande passione, approdando successivamente al Tg3 , per la quale è stata nominata corrispondente da Berlino nel 2017. La selezione interna richiedeva la conoscenza del territorio e della lingua, campi in cui la giornalista era molto abile.Conosco la città da oltre 30 anni – ha spiegato in un’intervista a il passato – la prima volta che ci sono arrivato giovanissimo, nel 1981, con un autobus, oltre i confini militarizzati, con il muro, e ho continuato a frequentarlo.

Anche per motivi di studio: mi sono laureato in germanistica con Claudio Magris. Insomma, fu tutt’altro che una “terra incognita”, anche se, ovviamente, cambiò totalmente volto: da città emarginata e depressa, ma fertile per il milieu artistico, si pensi ad alcuni dei migliori album di Bowie, a capitale della Germania riunificata. E poi ha i vantaggi di una grande metropoli, con una vita culturale ricchissima: grandi mostre, grandi concerti, basti pensare a Barenboim e Petrenko, che ho già potuto ascoltare in varie occasioni.

E poi il meglio del teatro internazionale, a prezzi bassissimi. Per i ragazzi il teatro costa meno del cinema. Ma con una qualità della vita quasi provinciale: traffico ancora sopportabile, piste ciclabili un po’ ovunque, grandi parchi in città, boschi e laghi raggiungibili con i mezzi pubblici o in bicicletta. E a tratti conserva ancora l’anima anarchica, artistica e bohémien dei tempi del muro”.Barbara Gruden mantiene la sua vita privata strettamente riservata, quindi non si sa se sia sposata, fidanzata o se abbia figli.Barbara Gruden , da Trieste, inviato Rai dalla Germania.

Barbara Gruden Malata

Eil volto che accompagna tante dirette in questo periodo, in cui gli aggiornamenti sulla pandemia da tutto il mondo sono costanti. Un impegno iniziato tanti anni fa e un amore per il giornalismo che nasce da lontano. Volevo fare questo lavoro fin da piccola – racconta – e ho trovato lavoro al Primorski Dnevnik, un giornale locale, quando ero ancora al liceo. dopo la laurea, nel 1988, è lì che ho fatto esperienza, a cominciare dalla cronaca nera. Poi l’impegno a Trieste Oggi, al Gazzettino, la collaborazione con i quotidiani nazionali, fino al primo contratto a tempo determinato in Rai.

Alla redazione slovena del Fvg nel 1995. Seguono sei anni di lavoro precario tra Trieste e Roma, e infine l’assunzione presso la redazione italiana di FVG. Nel 2004, grazie al Giornale Radio Rai, approdo finalmente agli Esteri, la mia passione di una vita, poi il Tg3, e la mia nomina ad inviato nel 2017, grazie a un nuovo meccanismo di selezione interna, che richiedeva la conoscenza del territorio e della lingua. Una selezione – ricorda – che ha prodotto corrispondenti come Lucia Goracci e Carmela Giglio a Istanbul, Oliviero Bergamini a New York, Sergio Paini a Mosca.

È stato un bel momento, anche per la Rai! Una partenza “graduale” da Trieste per Barbara, che nel tempo è riuscita a conciliare un lavoro fatto di viaggi e viaggi con la vita familiare. Il primo grande salto “nel buio” è stato quello di Roma, con un bimbo di due anni, il periodo più faticoso e allo stesso tempo più entusiasmante. Il passaggio a Berlino è stato più facile, con mio figlio di 16 anni era già pronto a cambiare vita, ma con la difficoltà invece di stare lontano da mio marito.E Berlino, inconsapevolmente, era già scritta nel destino professionale di .

Barbara, ben prima del recente trasferimento. Conoscevo la città da oltre 30 anni – spiega – la prima volta che ci sono arrivata, giovanissima, nel 1981, in autobus, attraverso militarizzati confini, con il muro. E ho continuato a frequentarlo, anche per motivi di studio: mi sono laureato in germanistica con Claudio Magris. Insomma, fu tutt’altro che una “terra incognita”, anche se, ovviamente, ne cambiò totalmente l’aspetto faccia: da città emarginata e depressa, ma fertile per il milieu artistico, si pensi ad alcuni dei migliori album di Bowie, alla capitale della Germania riunificata.

E poi – prosegue – ha i vantaggi di una grande metropoli, con una vita culturale ricchissima: grandi mostre, grandi concerti, basti pensare a Barenboim e Petrenko, che ho già potuto ascoltare in varie occasioni. E poi il meglio del teatro internazionale, a prezzi bassissimi. Per i ragazzi il teatro costa meno del cinema. Ma con una qualità della vita quasi provinciale: traffico ancora sopportabile, piste ciclabili un po’ ovunque, grandi parchi in città, boschi e laghi raggiungibili con i mezzi pubblici o in bicicletta. E a tratti conserva ancora l’anima anarchica, artistica e bohémien dei tempi del muro.

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