Arresto Marco Di Lauro – La procedura inizierà alle 15:58. 150 uomini, tra polizia, carabinieri e finanzieri, sono mobilitati per un’operazione speciale con il codice di massima urgenza. La missione è trovare e arrestare Marco Di Lauro. Nel percorso Emilio Scaglione, circa a metà strada tra Chiaiano e Marianella, si dà per scontata la presenza del superboss di Secondigliano.
Da 14 anni è la primula scarlatta ed è al secondo posto nella classifica del Viminale dei latitanti italiani più pericolosi, dietro solo a Matteo Messina Denaro. Il figlio o milionario di Ciruzzo, 39 anni, si nasconde nel mezzanino del numero 424 di quel palazzo color ocra; è l’uomo che ha trasformato Secondigliano e Scampia nel ramo del narcotraffico sull’asse Sud America-Italia e nel più imponente supermercato dello spaccio di droga.
Si precipita nella zona a sirene lamentose ma non trova nessuno ad assisterlo. Il personale delle forze dell’ordine esegue un’operazione da manuale, circondando l’edificio prima di inviare quattro agenti su una minuscola terrazza e venti agenti giù per le scale fino al nascondiglio. Ho rinunciato a Marco Di Lauro. Gli agenti lo ammanettano mentre è ancora seduto al tavolo, dove ha appena finito di mangiare un piatto di spaghetti al pomodoro,
a due passi da un angolo adibito a palestra di casa, e fa appena in tempo a rendersi conto che la gara è finita giungere al termine. Non è protetto né da guardie del corpo né da telecamere, è disarmato e privo di tutta la documentazione necessaria. Il suo amico è una ragazza bruna che indossa una vestaglia rosa.
A polizia e carabinieri dice: “Pensate ai miei gatti, non lasciateli soli stanotte”. Una rivelazione finale. Ma cosa ha determinato questo rapido e inaspettato cambiamento? Qualcuno o qualcosa ha incastrato il fuggitivo. Nel corso della conferenza stampa, Antonio De Iesu, il commissario del Napoli, offrirà un dato fondamentale.
Ieri a mezzogiorno si è verificato a Melito un terribile fatto di sangue. Salvatore Tamburrino, 40 anni, ex guardia speciale e uno degli uomini più fidati del clan Di Lauro, uccide la moglie a colpi di pistola e rimane invischiato nel primo conflitto di Scampia. Poi, non molto tempo dopo, lui e l’avvocato andarono alla stazione per arrendersi.
Ora, si è verificato un evento. Dice l’assessore: “Nel primo pomeriggio c’è stata un’eccezionale fibrillazione dell’attività investigativa che ci ha permesso di fare alcuni collegamenti per arrivare alla residenza dove si nascondeva Marco Di Lauro. Questo è tutto quello che posso dire”. Poiché tra gli intercettati da polizia e carabinieri vi erano almeno una quarantina di soggetti ritenuti potenziali sostenitori di Marco,
ciò potrebbe indicare che dopo l’omicidio si sia scatenato un frenetico vortice di telefonate tra gli affiliati alla banda, che avrebbero diffuso la notizia. C’è poi un’altra ipotesi non suffragata da elementi di prova e quindi insostenibile: che Tamburrino e gli inquirenti abbiano lavorato insieme di propria iniziativa, il che li avrebbe aiutati a restringere il campo di ricerca del latitante.
Ma, ancora una volta, si tratta in questo momento di mere congetture, non suffragate da alcun documento e ancor meno dalle inchieste appena concluse. Anche nelle foto segnaletiche scattate ieri, aveva ancora la faccia di un giovane, motivo per cui la sua cattura è stata così sconcertante. Il suo “volto d’angelo” lo ha aiutato a mimetizzarsi per anni,
e non si è mai allontanato molto dalla sua casa d’infanzia nella storica Secondigliano. Nei suoi confronti pende una condanna definitiva a 11 anni e 4 mesi per associazione a delinquere, e un’ordinanza di custodia cautelare per traffico di sostanze stupefacenti, come spiegato dal questore e dal comandante provinciale dei carabinieri,
colonnello Ubaldo Del Monaco. Intanto sono in corso altre indagini per ricostruire la fitta rete di complicità che per tanto tempo ha garantito all’uomo di evadere i conti con la giustizia. La Guardia di Finanza manterrà inoltre l’accento sulle indagini patrimoniali. Soddisfatto per l’arresto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i Ministri Matteo Salvini e Alfonso Bonafede,
il Presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra, il Sindaco De Magistris e il Governatore della Campania De Luca. i Carabinieri di Napoli nei confronti di cinque persone sospettate di avere legami con il Clan Di Lauro e precedentemente incarcerate. Tra gli arrestati vi sono Marco Di Lauro, figlio del boss Paolo,
e altri quattro indagati detenuti dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Napoli in relazione all’omicidio del 4 gennaio 2008 di Eugenio Nardi, ritenuto vicino a clan Sacco-Bocchetti. A seguito delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di Giustizia, il Nucleo Investigativo dell’Arma ha potuto accertare chi ha progettato ed eseguito l’omicidio “da inquadrare – spiega una nota – nell’ambito dello scontro armato tra i clan Di Lauro e i so- detti “Splitters” con i quali i Sacco-Bocchetti si erano da poco alleati.” Cinque indagati, tra istigatori e autoritori,
sono stati arrestati dai carabinieri e dalla Dda. Nuove accuse a Marco Di Lauro, figlio del boss Paolo di Lauro e fondatore dell’omonima cosca napoletana a Secondigliano: i carabinieri del Nucleo Investigativo e la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli lo considerano il mandante di un omicidio commesso il 4 gennaio 2008 contro Eugenio Nardi,
affiliato del clan Sacco-Bocchetti alleato del clan scissionista, quest’ultimo acerrimo nemico dei Di Lauro. Il primo omicidio commesso dalla camorra nel 2008 ha spinto i militari a diramare un’ammonizione sulle precauzioni che coinvolgono l’arma. Si stanno prendendo precauzioni non solo per “F4” ma anche per altri quattro affiliati: Nunzio Talotti,
Raffaele Musolino, Pasquale Spinelli e Gennaro Vizzaccaro. come rappresaglia per il tentato omicidio di uno dei Di Lauro. Gli aggressori sono saliti in motocicletta indossando caschi integrali e hanno ucciso Nardi mentre sedeva nella sua auto nel quartiere di San Pietro a Patierno.