Toto Riina Arresto

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Toto Riina Arresto – Difesa e Arma restano dedite alla loro missione, più che mai cruciale a salvaguardia della democrazia. Apprezziamo gli sforzi di chi difende la legge e l’ordine” ha twittato il ministro della Difesa Guido Crosetto. Dopo 24 anni di latitanza, il 15 gennaio 1993 il capo di Corleone Salvatore Riina viene finalmente arrestato a Palermo.

i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono stati uccisi con gli agenti di scorta, le autorità hanno avviato un’operazione contro Cosa Nostra.Gli agenti dei carabinieri hanno atteso l’auto del boss mafioso fuori dall’abitazione di via Bernini dove lui e la sua famiglia vivevano da tempo e lo hanno arrestato. L’equipaggio di Ultimo ha portato a termine la missione,

e tra loro c’era un contrito Baldassare Di Maggio, che ha riconosciuto Salvatore Biondino e Tot Riina.Verso le 8:30, quando Riina è salito a bordo della piccola automobile di Salvatore Biondino, i due sono stati fermati alla rotonda in via Leonardo da Vinci, poco distante dal motel dell’Agip.La porta fu aperta dal capitano Ultimo, che annunciò: “Riina,

sei stato catturato dai carabinieri”. d l’inizio del mandato di Giancarlo Caselli come Procuratore di Palermo. Il vicecomandante del Ros Mario Mori e il colonnello Sergio De Caprio, alias Capitano Ultimo, sono stati assolti dall’accusa di favoreggiamento a Cosa Nostra a seguito di un processo seguito all’impossibilità di individuare il nascondiglio in via Bernini fino a molti giorni dopo,

dopo che la villa era stata sgomberato e ripulito.. Esattamente un anno dopo il suo arresto, un venerdì, Salvatore Riina è morto dietro le sbarre. Non ha offerto ammissioni di colpa per nessuna delle sue malefatte. Il 15 gennaio 1993 sono state aperte le prime nuove agenzie pubblicitarie. Oggi, 15 gennaio, alle ore 8:30, Toto’ Riina è stato arrestato a Palermo in via della Regione Siciliana.

Lui e il suo passeggero senza nome stavano guidando. Nicola Mancino, ministro dell’Interno italiano, ha detto ai giornalisti la notizia, esprimendo “piacere ed emozione”. Il Pubblico Ministero, sig. Caselli, si sta recando sul posto, dove incontrerà il Comandante del ROS dei Carabinieri, Generale Subrani.

Secondo le informazioni del Comando Generale dei Carabinieri, Riina è stato arrestato con falsi in suo possesso. Circa due mesi fa l’inchiesta è entrata in una fase chiave, ei carabinieri hanno fornito una serie di servizi continui che hanno permesso di ricostruire gli spostamenti di Riina e di corroborare la sua presenza nel palermitano attraverso osservazioni,

pedinamenti e intercettazioni. Il Comando Generale dell’Esercito ha annunciato oggi pomeriggio che l’operazione iniziata oggi non potrà più essere rinviata. I tribunali di Palermo hanno accesso a Riina fin d’ora. GEN. 15, PALERMO – Tutti i “pentiti” additano Riina come capo supremo di Cosa nostra in Sicilia, sospettato di essere dietro alcune delle peggiori atrocità della mafia,

Salvatore Riina, il capo della famiglia criminale Corleone, è stato arrestato a Palermo il 15 gennaio 1993, dopo 24 anni di latitanza. Dopo le stragi del ’92, in cui morirono i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino insieme agli agenti di scorta, questa fu la prima mossa dell’assalto dello Stato contro Cosa Nostra.

comprese le recenti stragi di Capaci e tramite D’Amelio. Nella prima, avvenuta il 23 maggio, un magistrato di nome Giovanni Falcone, divenuto poi direttore generale degli Affari Penali del Ministero della Giustizia, la moglie giudice Francesca Morvillo, e tre agenti della scorta di nome Vito Schifani, Antonio Montinaro, e Rocco Di Cillo furono tutti assassinati.

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Nella seconda strage rimasero uccisi Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cusina, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli, cinque dei sei agenti della scorta, e il sostituto procuratore della Repubblica Paolo Borsellino.

Gli investigatori del Fronte antimafia sono convinti che Totò Riina abbia dato l’ordine di uccidere i due magistrati più informati sulle vicende mafiose perché voleva punire Cosa Nostra per la serie di colpi che si erano presi dagli arresti dei boss latitanti inscenando una raccapricciante strage. «Ricordo il tempo, che aveva una dimensione fisica e l’attesa»,

racconta Sergio De Caprio, il capitano di ‘Ultimo’ che il 15 gennaio 1993 arrestò il boss, a capo del Nucleo Crimor del Ros dei Carabinieri. mi rimase accanto quel giorno rimarrà per sempre impresso nella mia memoria per il loro coraggio, la loro dignità e il loro contegno senza pretese.Il tempo, che aveva una forma materiale, mi sembrava in attesa.Anche,

l’espressione di paura sconfitta e tremante di Riina. Quando abbiamo iniziato a considerare gli altri conflitti, abbiamo avvertito un profondo senso di vuoto. Dopotutto, quella era solo la salva di apertura di quello che si preannuncia come un conflitto epico”. Sergio Di Caprio, il capitano di ‘Ultimo’ che guidava il Ros Crimor dei Carabinieri il giorno dell’arresto di Tot Riina ,

ne parla all’Adnkronos.Sono passati 30 anni da allora, ma secondo De Caprio solo molto tempo dopo ha provato le emozioni più forti “Calogero, Stefano, Domenico, Raffaele Ganci e Francesco Paolo Anselmo hanno seguito Falcone, Dalla Chiesa, Borsellino e le altre in una sfilza di frasi che ho trovato illuminanti.La vista dei nostri carabinieri,

che giorno e notte hanno inseguito questi malviventi, insieme ai figli e alle mogli, mi ha riempito diesimo orgoglio e soddisfazione per un lavoro ben fatto, grazie alla tattica del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che si fa onore e rende la sua vita degna di essere vissuta grazie ai nostri sforzi. Tutto il resto va bene, dice, dopo aver commentato la fiction proiettata in questi giorni».

Dopo 30 anni di servizio, il capitano Ultimo, che ha ammanettato il boss più violento di Cosa Nostra, va omaggiato «Insomma, la mafia è immutata dagli anni precedenti. Se non gli credete, prosegue, basta leggere l’ordinanza di custodia cautelare del 2021 emessa dal gip Claudia Rosini nei confronti di Giuseppe e Carlo Guttadauro. La mafia, sostiene, rimane immutata e si sviluppa esclusivamente attraverso l’eredità genetica. Di conseguenza,

non possiamo fare affidamento sulle stesse regole e strategie che sono state utilizzate per altre istituzioni e battaglie”. Dopo essere stato interrogato, perseguitato dalla giustizia e infine scagionato, Sergio De Caprio ha sottolineato all’Adnkronos che la vicenda dei media frullatore in cui si è ritrovato a seguito dell’arresto di Tot Riina insegna che “da una parte c’è chi si dà.

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