Messina Denaro Malattia

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Messina Denaro Malattia
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Messina Denaro Malattia – Secondo Pasquale Angelosanto, comandante del Ros dei Carabinieri, Matteo Messina Denaro era in “cura nella clinica della Maddalena” da un anno prima del suo arresto. Tuttavia, lo ha fatto usando uno pseudonimo. Il leader, sfuggito alla cattura da 30 anni, è stato fermato nei pressi della clinica di Palermo dove era in cura per il cancro in via san Lorenzo.

Secondo l’Ansa, Messina Denaro si è sottoposta oggi al tampone e attendeva i risultati degli altri test prima di iniziare la chemioterapia. Nel 2021 il signore della mafia è stato operato per asportare diverse metastasi al fegato. Il calvario medico del boss mafioso è iniziato quando gli è stato diagnosticato un cancro al colon. L’ospedale Abele Ajello di Marsala è dove sarebbe avvenuto l’intervento.

Da allora, ha subito diversi cicli di chemioterapia e visite mediche fino a quando il suo cancro al fegato non è stato finalmente diagnosticato. Nei sei mesi successivi all’operazione alla Maddalena avrebbe subito periodi di chemioterapia. Così Messina Denaro si recava regolarmente alla clinica di Palermo da più di un anno. Guardando indietro all’anno 1994, ci sono indizi che suggeriscono che abbia subito un intervento chirurgico alla retina in una rinomata clinica oftalmologica a Barcellona, in Spagna.

Poi, avrebbe sostenuto, sempre sulla base dei risultati delle indagini condotte negli ultimi anni, un’insufficienza renale cronica, per la quale avrebbe richiesto la dialisi. Last but not least, le terapie oncologiche palermitane dell’ultimo periodo. Sono diventate virali le immagini di lui con indosso un cappotto di montone e occhiali scuri, scortato giù per le scale della clinica La Maddalena da due carabinieri ma senza manette.

Un tipo mortale di cancro al colon, noto come malattia di Matteo Messina Denaro, si chiama metastasi.

Inoltre, ora fanno parte dell’archivio del cinema antimafia. Tuttavia, non vediamo i crediti per questa sequenza. In effetti, è l’esatto opposto di quello. Come ha affermato il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, “la partita è iniziata solo” una settimana dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro alla clinica La Maddalena di Palermo. Vediamo se riusciamo ad “accorciare” la sonda. Tra i vuoti e la nuova musica.

Era risaputo che il capo non stava bene. Eppure, il “certificato medico” ha iniziato a comparire qualche mese fa, nelle prime intercettazioni familiari. A guidare il Ros e i magistrati nella giusta direzione sarebbero state le sorelle Messina Denaro. Le persone sussurreranno dei problemi agli occhi di una persona “malata”, ma anche dei suoi problemi al colon e al fegato, oltre a discutere di procedure, test e controlli che sono stati eseguiti su quell’individuo.

Se i servizi segreti sapranno che il boss “è davvero malato”, confermeranno le informazioni contenute in una “bozza” che hanno già ottenuto. La prima domanda che si pone si concentra proprio su questo punto: l’ordine di assoluta quiete è infranto solo perché il violento boss del massacro e la sua famiglia sono umani e mostrano debolezza di fronte al tumore? Al resto si occuperà l’immane compito di scansionare l’intero database nazionale dei malati di cancro.

Messina Denaro Malattia

Lo spacciatore si allarma quando viene a sapere, tramite cellulari e telecamere di videosorveglianza, che il geometra non era presente durante l’intervento presso la clinica di Palermo, nonostante la sua identità fosse stata utilizzata a tal fine. Una delle smentite più obiettive ai complottisti che sostengono la teoria dell’arresto “concertato” è proprio questo vaglio, di cui ci sono abbondanti indicazioni nel fascicolo dell’inchiesta sull’arresto.

La rivelazione del selfie del boss mafioso con uno dei medici di Maddalena ha acceso anche un nuovo filone di indagine: quanto è probabile che, nell’era della giungla sociale, il volto di quel distinto signore passi inosservato non tanto agli sguardi curiosi ma da sofisticati software di riconoscimento facciale in possesso non solo dei dipartimenti scientifici delle forze dell’ordine?

Eppure i personaggi raccontano i momenti estatici del blitz di lunedì scorso, per esempio quando il computer di accettazione ha confermato l’arrivo di Bonafede in clinica e tutto sembrava essersi concluso. Dopo aver atteso in fila per ottenere il tampone necessario per le cure, però, il paziente non viene portato al secondo livello per la chemioterapia. Lasciata l’auto in garage, si dirige verso il pub dove ha lasciato la Fiat Brava.

E affretta il passo, in un dolce tentativo di fuga, quando si vede accerchiato. In un abbraccio con l’amico Giovanni Luppino, sussurrò: “È finita”. O questo è un vero arresto, o siamo nel bel mezzo di un film sulla mafia con protagonisti vincitori di Oscar sia buoni che cattivi. Abbiamo finalmente raggiunto il primo gruppo di flanker! gente vicina, come “l’illustre ignoto” che va con Messina Denaro dal dottore.

Per quanto Luppino vorrebbe far credere il contrario, “il signor Francesco, cognato di Bonafede”, non è solo un passeggero di un’auto guidata da Luppino. La mattina del blitz, ha dimenticato di disattivare la modalità aereo sui suoi telefoni. Nel Oltre ai pizzini, i carabinieri hanno sequestrato anche 22 fogli manoscritti che riportavano nomi in codice, oltre a nomi e cognomi di alcuni medici, oltre a post-it con numeri di cellulare, 200 euro, una foto di una donna e biglietti da visita .

L’Alfa Giulietta, guidata dal boss mafioso di Castelvetrano durante il suo anno di latitanza, viene ritrovata nel garage del figlio di Luppino. L’auto era stata acquistata di persona da una concessionaria palermitana per 10.000 euro in contanti e una Fiat 500 in cambio, il tutto a nome di una donna disabile di 86 anni, Giuseppa Cicio. Scopri chi è la vera madre di Andrea Bonafede.

Dopo che gli investigatori hanno scoperto una montagna di prove che hanno smentito l’alias, nessuno ci ha creduto. Il geometra è associato a tutte le abitazioni in cui sono presenti dati che indicano l’esistenza del padrone. Ci sono segni visibili della presenza di Bonafede, e non solo perché affittati a suo nome. Fattore decisivo è stato il nome Andrea Bonafede, campobellono dal passato immacolato.

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