Arresto Califano

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Arresto Califano – Franco Califano fu al centro di alcune vicissitudini giudiziarie: nel 1970 fu arrestato per detenzione di stupefacenti, caso in cui fu coinvolto anche Walter Chiari per poi finire nuovamente in carcere nel 1984, insieme al conduttore televisivo Enzo Tortora, con l’accusa di associazione a delinquere e traffico di sostanze stupefacenti. In particolare, è stato accusato di essere uno spacciatore di cocaina affiliato alla criminalità organizzata nell’industria dell’intrattenimento.

In entrambi i casi Califano è stato assolto con tutta la formula “perché il fatto non sussiste”, come ha più volte affermato nei suoi libri e nelle sue interviste. Si parlava molto di Franco Califano. Amato, persino adorato dai suoi ammiratori; odiato, a tratti detestato dai suoi numerosi detrattori, incapace di scindere la sua genialità di artista, infastidito dalla sua fama e da quel cliché donnaiolo, “bello e dannato”, artista dalle amicizie pericolose.

Franco Califano è finito in carcere per alcuni gravi reati, tra cui traffico di stupefacenti e appartenenza a un’organizzazione criminale di stampo camorrista. Tornò indietro alla mega operazione che portò Enzo Tortora dietro le sbarre. Gianni Melluso, detto “Gianni il bello”, un mitomane reclutato dalla camorra per distruggere le persone che all’epoca erano su tutta la stampa, fu il principale accusatore. Melluso in seguito si pentì pubblicamente dei suoi crimini.

Melluso aveva raccontato ai giudici di aver portato cocaina a Franco Califano in almeno due occasioni: nella cantina del “Club 84” a Roma e nell’abitazione del cantante in corso Francia, sempre a Roma. Solo che al “Club 84” non c’era la cantina, e Califano non ha mai abitato in corso Francia. Non solo: Califano e Camorristi hanno guidato da Castellammare al casello di Napoli una Citroen o una Maserati di proprietà di Camorristi, anche se Califano non ha mai avuto un’auto in vita sua.

Rispetto a Tortora, la narrazione di Franco Califano non è altrettanto terribile. L’ingiustizia, però, è rimasta: il cantante è stato infine scagionato da ogni accusa. Ma è stato costretto a stare diversi mesi in prigione, a subire processi da innocente, oltre che una grande gogna mediatica. A metà del periodo di detenzione è stata rilasciata un’intervista che – si legge oggi – rimane abbastanza attuale.

Califano racconta la sua narrazione e ci sembra quasi di leggere uno degli innumerevoli resoconti di svarioni giudiziari e detenzioni arbitrarie che si verificano continuamente. Franco Califano, il cantautore ingiustamente accusato da un “pentito” di avere legami con la camorra, sta trascorrendo la sua ultima giornata in una stanza d’ospedale al secondo piano dell’ospedale San Filippo Neri.

Vi era stato ricoverato dopo aver contratto un malore mentre stava scontando la pena detentiva nel carcere di Rebibbia. Il giorno dopo tornerà a casa, ma non senza restrizioni: verrà posto agli arresti domiciliari, la cui gravità sarà amplificata dal divieto di usare il telefono e di ricevere amici. Califano legge ognuno dei tanti appunti di sostegno che sono stati lasciati sul suo letto d’ospedale.

Arresto Califano

La giornata ha appena iniziato a svolgersi. Incontriamo Califano prima che riceva la visita della sua famiglia, tra cui la madre, la sorella e il nipote diciassettenne. Subito esplode di sarcasmo. Hanno deciso di sostituire Tortora con Califano, dice. Se no, cosa pensi che avrebbero da dire gli altri 640 imputati in carcere… Il mio arresto è avvenuto un anno intero dopo l’inizio dell’inchiesta, ma non mi è stato detto perché.

Non si può dire che il pentito si sia ricordato di me dopo un anno perché, su 640 volti nuovi, Califano e Tortora sono i primi che mi vengono in mente. Piuttosto, hanno in programma di rianimarmi tra un anno. Per citare solo due dei 640 perfetti sconosciuti, mi vengono subito in mente Califano e Tortora. Invece, dopo un anno, mi svegliano. Dei 640 perfetti sconosciuti me ne vengono subito in mente due: Califano e Tortora. Tuttavia, dopo un anno, decidono di riportarmi su.

“Tortora rappresenta un’Italia immacolata, mentre io porto lo sguardo colpevole…” Qualunque fosse la situazione, ho avuto l’appoggio di ognuno dei cantanti, dall’inizio all’ultimo. Mi cercavano anche esponenti della classe politica. Il membro del Partito Socialista Grippa ha personalmente fatto pressioni a mio favore sul Primo Ministro Giorgio Pertini. Sei accusato di associazione a delinquere finalizzata a delinquere e traffico di stupefacenti.

Qui c’è un grosso problema: “Da un giorno all’altro sono stato dichiarato camorrista. È assurdo! Io e il mio coimputato non ci siamo nemmeno mai parlati. La verità è che Cutolo non è mai stato a nessuno dei miei concerti, anche se forse mi sono esibito per lui altrove. Forse ho suonato in un bar di proprietà di un boss mafioso e nessuno se n’è accorto. Solo i contratti, i soldi e il canto sono una mia responsabilità.

Nel luglio del 2020, un membro della Finanza ha scoperto 1,7 milioni di euro in contanti presso la residenzadi Luigi Califano, padre di Romolo Califano, titolare della Califano Service, scatenando un’inchiesta. Queste somme di denaro, in vari tagli di banconote, erano nascoste in barattoli di vetro, scatole di biscotti e paia di scarpe, e in seguito furono determinate come proventi dell’evasione fiscale.

Il “cash dog” della Finanza, Jumbo, ieri ha avuto un colpo di fortuna quando ha scoperto 1,792 milioni di euro in contanti nascosti sotto la custodia di altri due indagati. Hanno rotto i sigilli anche un albergo e un ristorante a Montoro. Nella sua vita professionale, ha lottato con la giustizia a causa delle amicizie che ha coltivato. Una delle infermiere gli invia abitualmente messaggi telefonici di amanti di lui.

L’indagine ha portato alla scoperta di un negozio giudiziario fittizio che era stato stipulato nel dicembre dello scorso anno, in cui una delle società coinvolte nella truffa aveva venduto un nuovissimo resort per 2,5 milioni di euro ad un altro soggetto economico, anch’esso riconducibile al stessi indagati, al fine di evitare di pagare le tasse sulla vendita. Il cantautore non ha potuto ricevere nessuno tranne l’avvocato e i familiari.

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