Matia Bazar Storia – Questa è la storia di una band che ha coraggiosamente alterato il proprio personaggio pubblico per cercare nuove frontiere musicali. Matia Bazar, il prodotto di cinque musicisti liguri, è stato il vincitore di un concorso.Innanzitutto due persone si incontrano durante un concerto della Pfm a Genova per puro caso.
Antonella Ruggiero di professione è una disegnatrice pubblicitaria, ma ha un’ugola che fa gridare al miracolo, che viene scoperta dai tre componenti di una formazione chiamata Jet plus Giancarlo Golzi. Chi usa la propria voce come uno strumento ha una gamma sorprendente e può raggiungere toni inaspettati.
Matia è lo pseudonimo di Antonella, derivato dal genovese matan, che significa “matto”.Un’autodefinizione paradossale quanto il loro stesso talento. Sarai indicato come una diva. Lei è la luce splendente della band, quindi si sono chiamati Matia Bazar in suo onore.Assemblato qui è ilAldo Stellita e Carlo Marrale Piero Cassano; Giancarlo Golzi ; Antonella Ruggiero sono i compositori originali.
Esibendosi per lo più cover nei locali notturni e nelle sale da ballo liguri, i Matia Bazar alla fine firmano con l’etichetta Ariston e pubblicano il loro singolo di debutto, “Stasera que sera”, una delicata ballata soft-pop che mette in mostra l’impressionante estensione vocale di Ruggiero. Quasi subito la band diventa popolare e si sparge la voce della loro origine ligure.
Del resto, in quel periodo in Italia, il suono ultra-melodico è il più popolare, in TV e nelle classifiche, ei liguri, almeno, dimostrano un certo grado di raffinatezza nel raggiungere questo suono. Un anno dopo è stato pubblicato un ulteriore 45 giri nel tentativo di capitalizzare la tendenza finché è durata.
La LA- “Per side’s un’ora d’amore” è una tenera ballata che sostanzialmente rimaneggia la trama di “Stasera che sera”, con i suoi sapori mediterranei e le melodie tradizionali tanto semplici quanto accattivanti.D’altro canto, “Cavallo bianco” rivela il suo vero carattere di partitura composita, quasi “prog” nell’alternanza di diverse fasi sonore, a partire dall’attacco della batteria e proseguendo attraverso il sussurrato prologo di Marrale e del coro prima dell’ingresso di Ruggiero, i cui trilli, elevati a registri altissimi, poggiano su fitti strati di synth. Alla fine, rappresenterà il culmine del primo atto della loro storia.
L’album di debutto della band, Matia Bazar, conterrà queste prime tre tracce.La capacità del quintetto di creare uno sketch pop di enorme valore e delicatezza come “Solo tu” assicura che sarà un enorme successo sia in Europa che in Sud America, con oltre sei milioni di copie vendute.
Il singolo “Per un minuto e poi”, tratto dal secondo album Gran Bazar, cala il consueto salto melodico in un easy-listening un po’ “classico”, mettendo in luce un talento che a volte adempie un po’ frettolosamente il voto al cliché “all’italiana”.
Nonostante la sua versione di “Bolero” e il suo testo poco sofisticato fossero altamente poco plausibili, la canzone “E dirsi ciao” riuscì comunque a vincere il Festival di Sanremo grazie al suo ritornello orecchiabile e ad un’altra raffinata interpretazione. Tuttavia, “Mister Mandarino” va ben oltre, cedendo a un terribile canto kitsch alla Ricchi & Poveri.
D’altra parte, i Matia Bazar salgono costantemente in cima alle classifiche e il loro lavoro sta guadagnando una frequente attenzione dal mercato internazionale. Quando si tratta della loro collezione di debutto, L’oro dei Matia Bazar – Only you is the gold standard.
Con canzoni come “You Simplicity”, “singletow of Simplicity”, “Tournée” e “Il tempo del sole” che sembrano fatte su misura per i jukebox che sono attualmente all’apice della loro popolarità, concerti costantemente sold-out e una sfilza di dei festival estivi che minacciano di impedire ai Bazaars di prendersi una pausa dalle esibizioni in tutta Europa, questo scenario perfetto potrebbe teoricamente persistere all’infinito.
Tuttavia, l’equilibrio acquisito è turbato dalla necessità, soprattutto da parte del leader Aldo Stellita, di rompere con uno stile musicale divenuto troppo ristretto. I Matia Bazar non sono più studenti universitari impressionabili con un interesse passeggero per la musica; ora si guadagnano da vivere come musicisti e vogliono ampliare i loro orizzonti artistici traendo ispirazione, tra le altre cose, dai loro viaggi all’estero.
Piero Cassano è l’unico membro del gruppo che sceglie di non partecipare al vernissage per lavorare dietro le quinte come organizzatore e produttore. Non abbiamo accettato il suo piano di prendere la via più facile, e lui non ne era contento. Antonella Ruggiero elaborerà, dicendo: “Così partì.
Quando Matia Bazar, tastierista e compositore, nonché membro fondatore della band, morì, fu sostituito da Mauro Sabbione, un appassionato di new wave e tecnologia che aiutò la band a ricominciare da capo in modo creativo. È importante notare che tutti loro avevano precedenti esperienze in una varietà di campi: Golzi come curatore al Rosembach Museum, una meravigliosa band di musica progressiva nei primi anni ’70, un nd Carlo Marrale come chitarrista in Brasile.
La “nuova” formazione onora l’Europa centrale con un album impegnativo ma divertente: Berlin, Paris, London.L’elettronica sinuosa di “Fantasia” evoca atmosfere da Seconda Guerra Mondiale; si discute di complotti, i soldati aspettano chissà cosa, e in sottofondo si sentono sirene che spazzano via il passato scanzonato e superficiale.
Carlo Marrale, chitarrista della band, ha ricordato: “Eravamo aggressivi, decisi, quasi punk nei nostri approcci: la nostra casa discografica era intimidita dall’audacia del nostro nuovo materiale, e infatti eravamo costretti a gestirlo da soli…”Al lamento esistenzialista di “Stella polaro” e al furioso rock urbano di “Fuori Hours” si unisce la straordinaria ripresa di “Lil Marleen”; insieme, questi tre brani rappresentano una nuova vita artistica forte, robusta del tutto inedita, non inutilmente dolce, e certamente debitrice nelle intenzioni programmatiche a formazioni come Tangerine Dream, Ultravox, o Tuxedomoon.Matia Bazar viene liberato dalla “palude di luce”, luogo che aveva precedentemente frequentato con alterne fortune, dal disco Berlin, Paris, London, che lo porta in un territorio inesplorato.