Malattia Gianfranco Fini

Spargi l'amore
Malattia Gianfranco Fini

Malattia Gianfranco Fini – A guardarlo ora non si direbbe, ma Gianfranco Fini un tempo era un uomo potente. Può sembrare debole e fragile sotto quell’abbronzatura liscia, ma i suoi occhi sono liquidi roteanti che galleggiano in un bianco color albume, ei suoi due bottoncini sono ancora vivi di rabbia. Oltre a una giacca di pelle e una sciarpa azzurra per tifare la Lazio allo stadio, una casa coniugale ad Anzio, e una figlia di nome Giuliana, è stato il marito felice in una vita passata di una militante di destra come Daniela Di Sotto.

Apprezzo l’offerta, ma preferirei non accettarla. Come si cambia è cantato in una canzone di Fiorella Mannoia, che fa riferimento a foto sbiadite di vecchi amori con didascalie evidenti. Quando Fini incontrò Elisabetta Tulliani, una donna di vent’anni più giovane di lui, la sua vita prese una svolta drammatica verso il peggio. Il vigore sfolgorante di Elisabetta era destinato a far breccia nel desiderio appannato, sopito, silenzioso di Fini. Fu un pioniere nel mondo politico, ma il suo amore per una donna lo portò ad abbandonare la sua carriera,

la sua famiglia di moglie e figlia e la prospera alleanza di centrodestra dell’epoca. Prima di lui c’era stato solo un altro uomo che aveva avuto un esaurimento così completo e totale, ma non aveva mai nemmeno pensato di lasciare Anna, sua moglie da molti anni. L’altro non è stato all’altezza, ma era pienamente consapevole dei pericoli che ha dovuto affrontare fin dall’inizio? Sì, in poche parole, Fini, avresti potuto schermarti se avessi preferito farlo. Quasi tutti lo avevano avvertito di non cadere in quel favoloso, pericoloso, irrefrenabile vortice d’amore;

nessuno però aveva usato la pietà per persuaderlo. “Gianfranco stai attento, Elisabetta ha già alle spalle una relazione con padre e figlio Gaucci, conosce i meccanismi della seduzione e potrebbe esserti fatale”, hanno detto. A Fini è stato inviato un avviso di consegna in garanzia. I fratelli Tulliani Sergio e Giancarlo sono stati oggetto di un mandato di perquisizione nel dicembre 2016 relativo a fatti avvenuti nel 2008. È probabile che Sergio, Giancarlo, Elisabetta e Gianfranco Tulliani, oltre a Gianfranco Fini, sarebbero stati sorpresi a svolgere attività nuove forme di riciclaggio,

riutilizzo e autoriciclaggio hanno fatto svolgere indagini bancarie e finanziarie sui rapporti intestati alla famiglia Tulliani. Con piena fiducia nella capacità del sistema giudiziario di svolgere il proprio lavoro, Gianfranco rimarca che l’avviso di garanzia è un dovere. Non c’è corruzione qui; Ero solo ignorante, ha chiarito. Il padre di Sergio Fini, Argenio Fini 1923-1998, ha prestato servizio come volontario nella Divisione di Fanteria San Marco della Repubblica Sociale Italiana e successivamente è entrato a far parte dell’Associazione Nazionale Combattenti.

Dopo l’adesione del figlio Gianfranco al Movimento Sociale Italiano, ha lasciato l’attivismo politico per concentrarsi sulla sua carriera nel settore petrolifero, prima in Agip e successivamente per più di quindici anni per conto della Shell in Libia. Per diversi anni prima della sua morte, avvenuta nel 1970, il nonno paterno è stato segretario di un capitolo provinciale del PCI. Erminia Marani la madre, era figlia di Antonio Marani, che, insieme a Italo Balbo, partecipò alla marcia su Roma e, nel dopoguerra,

fu uno dei più assidui organizzatori di sezioni e circoli dell’allora nuovo Movimento Sociale Italiano nella regione emiliana. Il cugino, Gianfranco, aveva appena vent’anni quando fu fucilato dai partigiani a Sasso Marconi il 25 aprile 1945. Massimo, suo fratello, è nato nel 1956 da non confondere con l’omonimo giornalista e scrittore che fu anche militante del MSI per molti anni. L’Università La Sapienza di Roma gli ha conferito la laurea in Pedagogia. Autore Gianfranco Fini ha studiato alla Scuola Superiore di Scienze della Formazione Laura Bassi.

All’inizio non aveva alcun interesse per la politica, ma nel 1968, quando aveva sedici anni, iniziò una rissa fuori da un teatro dove i manifestanti contro la guerra del Vietnam stavano proiettando il film Berretti verdi. In un’intervista rilasciata molti anni dopo, ha spiegato che questo incidente è stato ciò che alla fine lo ha convinto ad entrare in Giovane Italia. Non mi piaceva molto la politica. Detto semplicemente, mi è piaciuta la recitazione di John Wayne. Quando finalmente siamo arrivati a teatro, ho assistito a spintoni, sputi, calci e urla mentre i fanatici rossi si rifiutavano di farci entrare.

L’adesione alla Giovane Italia, organizzazione studentesca associata al Movimento Sociale Italiano, nel 1969 segna l’inizio della sua carriera politica. Dopo essersi trasferito a Roma con la sua famiglia nel 1970, ha rapidamente scalato i ranghi del Fronte della Gioventù fino a diventarne il primo direttore della neonata federazione regionale della città. Già nel 1974 entra a far parte della Direzione Nazionale della FdG. Il servizio militare è iniziato nell’agosto 1976 e ha trascorso un periodo presso la Caserma Salerno Bligny dell’89° Reggimento Fanteria di Savona,

Malattia Gianfranco Fini

il Distretto Militare di Roma e il Ministero della Difesa italiano. Nel gennaio 1977 viene eletto nel Comitato Centrale MSI all’XI Congresso Nazionale. A guardarlo ora non si direbbe, ma Gianfranco Fini un tempo era un uomo potente. Può sembrare debole e fragile sotto quell’abbronzatura liscia, ma i suoi occhi sono liquidi roteanti che galleggiano in un bianco color albume, ei suoi due bottoncini sono ancora vivi di rabbia. Oltre a una giacca di pelle e una sciarpa azzurra per tifare la Lazio allo stadio, una casa coniugale ad Anzio,

e una figlia di nome Giuliana, è stato il marito felice in una vita passata di una militante di destra come Daniela Di Sotto. Si può dire con certezza che Gianfranco era un marito amorevole. Si ricorda che avevo la nausea e non riuscivo a cucinare durante la gravidanza, quindi mi ha preparato un uovo fritto. In altri casi ci sono brevi lampi di passione, come quello condiviso da Daniela e Fini prima che la morte di quest’ultimo ponesse fine alla loro relazione dopo molti anni di incomprensioni e dolori. Si parla ancora del momento, alla fine degli anni ’90, in cui Daniela Fini si recò nell’atelier di Fausto Sarli,

passato poi nelle sapienti mani di Carlo Alberto Terranova, per rinnovare il suo guardaroba. Ha scelto, modificato e adornato blazer da sera molto chic con palline prima di chiedere soldi a suo marito. E quando gli offrivano uno sconto, cosa che a volte facevano mentre era presidente della Camera, si accigliava e prendeva il portafoglio. Apprezzo l’offerta, ma preferirei non accettarla. Come si cambia è cantato in una canzone di Fiorella Mannoia, che fa riferimento a foto sbiadite di vecchi amori con didascalie evidenti.

Quando Fini incontrò Elisabetta Tulliani, una donna di vent’anni più giovane di lui, la sua vita prese una svolta drammatica verso il peggio. Il vigore sfolgorante di Elisabetta era destinato a far breccia nel desiderio appannato, sopito, silenzioso di Fini. Fu un pioniere nel mondo politico, ma il suo amore per una donna lo portò ad abbandonare la sua carriera, la sua famiglia di moglie e figlia e la prospera alleanza di centrodestra dell’epoca. Prima di lui c’era stato solo un altro uomo che aveva avuto un esaurimento così completo e totale, ma non aveva mai nemmeno pensato di lasciare.

Anna, sua moglie da molti anni. Ancora uno, È possibile che non abbia visto i pericoli in cui si trovava all’inizio, come abbiamo fatto adesso? Sì, in poche parole, Fini, avresti potuto schermarti se avessi preferito farlo. Da Silvio Berlusconi a Vittorio Sgarbi, quasi tutti gli avevano consigliato di non lasciarsi risucchiare dal magnifico, pericoloso, irrefrenabile vortice dell’amore. Conosce i processi di seduzione e potrebbe rivelarsi disastroso per te, hanno avvertito Gianfranco, perché Elisabetta aveva già alle spalle una relazione con padre e figlio Gaucci.

Per quella ragazza dallo sguardo storto, che sembrava abbastanza innocua, Fini non voleva sentire giustificazioni. Ha detto alla sua migliore amica: “La amo moltissimo e voglio creare una famiglia con lei”. L’ex governatore del Lazio Renata Polverini è stata la prima a sapere che Tulliani era in attesa, e l’unica persona che era lì per lei mentre faceva la separazione affettiva e legale da Daniela Di Sotto e si preparava a celebrare la sua tardiva paternità. È solo dopo il fatto che si comincia a chiedersi se in quel momento fosse davvero perso per i pericoli in cui si stava mettendo.

Insomma, Fini, potevi difenderti se volevi. Quasi tutti, da Silvio Berlusconi a Vittorio Sgarbi, lo avevano esortato a non lasciarsi risucchiare nel magnifico, pericoloso, irrefrenabile vortice dell’amore, ma nessuno aveva cercato di convincerlo con pietà. Hanno avvertito Gianfranco: “Attento, Elisabetta ha già alle spalle una relazione con padre e figlio Gaucci, conosce i meccanismi della A guardarlo ora non si direbbe, ma Gianfranco Fini un tempo era un uomo potente. Può sembrare debole e fragile sotto quell’abbronzatura liscia,

ma i suoi occhi sono liquidi roteanti che galleggiano in un bianco color albume, ei suoi due bottoncini sono ancora vivi di rabbia. Oltre a una giacca di pelle e una sciarpa azzurra per tifare la Lazio allo stadio, una casa coniugale ad Anzio, e una figlia di nome Giuliana, è stato il marito felice in una vita passata di una militante di destra come Daniela Di Sotto. Per quella ragazza dallo sguardo storto, che sembrava abbastanza innocua, Fini non voleva sentire giustificazioni. Ha detto alla sua migliore amica: La amo moltissimo e voglio creare una famiglia con lei.

L’ex governatore del Lazio Renata Polverini è stata la prima a sapere che Tulliani era in attesa, e l’unica persona che era lì per lei mentre faceva la separazione affettiva e legale da Daniela Di Sotto e si preparava a celebrare la sua tardiva paternità. È solo dopo il fatto che si comincia a chiedersi se in quel momento fosse davvero perso per i pericoli in cui si stava mettendo. Insomma, Fini, potevi difenderti se volevi.

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