Davide Calgaro Genitori – Uno dei più grandi nomi della cabaret locale ha dichiarato: “Non credo ci siano questioni su cui è vietato fare battute”. che, a soli 22 anni, è già una grande attrazione al botteghino. Qui si contrappongono le due opere “Sotto il sole di Amalfi” e “Un soffio d’aria”. Stasera al Teatro dei Servi di Massa va in scena la prima mondiale dell’opera teatrale del teen comico “Questa casa non è un albergo”.
L’evento si svolgerà a Massa il 15 febbraio 2020. Il Teatro dei Servi ospiterà questa sera alle 21:15 lo spettacolo Aguilar srl “Questa casa non è un albergo” con protagonista Davide Calgaro. nell’ambito della stagione di prosa del Comune presentata in collaborazione con la Fondazione Toscana Spettamento.
L’italiano Calgaro ha frequentato il rinomato programma di recitazione “Quelli di Grock”. Comincia a comporre e perfezionare esilaranti monologhi all’età di quindici anni. Subito dopo il suo debutto in Comedy Central nel 2017, ha registrato il suo primo spettacolo personale per Zelig Tv, ha vinto il premio Nebbia per il cabaret ed è diventato un personaggio fisso nello spettacolo Zelig Time.
Col passare del tempo diventa un punto fermo del programma Colorado e, nell’adattamento per il grande schermo di “I hate summer” di Aldo Giovanni e Giacomo, interpreta il figlio di Aldo. Is Not a Hotel”, racconta la storia della sua infanzia attraverso una lente comica, toccando argomenti come le stranezze di sua madre, le sue lotte per stabilire relazioni significative con le donne,
le sue difficoltà a scuola e la sua dipendenza dalla tecnologia. Se sei un adulto che cerca di capire i giovani di oggi o un giovane che cerca di saperne di più sui tuoi genitori, “Questa casa non è un hotel” è assolutamente da vedere. Calgaro afferma che la mancanza di stabilità nel mercato del lavoro sta rendendo i giovani di oggi più smarriti che mai.
La mancanza di ancoraggi esterni rispetto ai quali valutare lo sviluppo può portare alla disillusione e persino a un’inclinazione al nichilismo e all’introversione. Un errore di grammatica. Analogia debole e linguaggio esagerato. Lo sfogo sociale alza ancora una volta l’asticella in maniera inopportuna quando si tratta della vicenda dello sgombero del Palazzo Rosa di via Rospicciano.
Non è convinto anche David Brogi, assessore alle Politiche Sociali di Ponsacco. Tuttavia, “abbassare i toni” è l’unico consiglio che ripete più e più volte. Mi hanno inoltrato una schermata di un commento fatto su una pagina di social media e Brogi afferma di prendere questo messaggio molto sul serio. La sentenza lega la questione attuale a Ponsacco,
dove da anni gli abitanti di Palazzo Rosa in via Rospiciano aspettano di essere sfrattati, al rapimento di un bambino peruviano a Firenze, dove vivevano molte famiglie. L’osservazione dell’assessore sociale David Brogi, “una sentenza che è il chiaro sintomo di un clima pessimo e di una gravità assoluta”, ne è un ottimo esempio.
Una singola frase che potrebbe significare la fine per la razza umana. Il disagio sociale che ritrae è molto più importante dell’autore. Dato il mio ruolo di consigliere per queste questioni, l’attuale clima sociale è profondamente inquietante. Per questo motivo, mi sono sentito obbligato ad agire, e lo faccio ancora.
Tendo a ignorare i commenti degli altri e le informazioni condivise sui social media. Ora, però, mi sento obbligato a parlare; i problemi esistono e nessuno sembra disposto ad affrontarli, per usare le parole dell’assessore Brogi. Potresti preoccuparti dell’impatto dei tuoi commenti, ma sei libero di discutere di questo problema quanto vuoi.
Per il semplice motivo che possono facilmente degenerare in violenza, favorendo un’atmosfera di ostilità e di escalation che impedisce il prevalere di teste più fredde. L’assessore Brogi affronta anche la situazione a Ponsacco, dove gli sgomberi sono iniziati quando il proprietario di Palazzo Rosa è intervenuto tramite l’amministratore di condominio,
con un focus particolare sui vecchi appartamenti sotterranei degli abusivi. David Brogi conclude che in questa specifica circostanza i casi di Firenze e Ponsacco sono diversi e non confrontabili. – Le autorità di Firenze si stanno impegnando per trovare un bambino scomparso. Presto sarà ritrovata e restituita alla sua famiglia, a Dio piacendo. Stiamo tenendo d’occhio un caso di sfratto che,
tra l’altro, sta passando velocemente per il tribunale di Ponsacco. Inoltre, se vere, tali affermazioni sono discutibili a causa del potenziale danno che potrebbero creare suscitando passioni. Il Centro Storico e Piazza della Sala sono vivaci e privi di rischi. I venditori hanno risposto: “Grazie ai controlli estivi, c’è più sicurezza”. Non sono necessarie dichiarazioni grandiose,
ma fermare la violenza è fondamentale. Il primo fine settimana di “movida” dopo il ripristino del presidio unitario in piazza della Sala si è svolto senza intoppi. Dopo l’ormai famosa aggressione del 10 giugno da parte di un minore con un coltello, una misura preventiva che doveva essere messa in atto prima dell’aggressione verrà ora applicata con maggior rigore nei mesi più “caldi” per la frequentazione del centro storico .
Polizia dai carabinieri, la state, e l’amministrazione comunale hanno trascorso il fine settimana precedente a fare la spola tra la piazza e i vicoli che la circondano in risposta al numero crescente di situazioni potenzialmente violente, soprattutto tra i giovani. In realtà i negozianti di piazza della Sala sono stati contenti di vedere gli ispettori: Rossano Borgioli,
titolare del Cafè Le Blanc, è favorevole ai controlli purché sappia che non sono una panacea. Il problema, dice, è che riguarda i maschi , spesso giovanissimi, che si rifiutano di stabilire confini anche di fronte alle forze dell’ordine. La situazione è peggiorata al punto da temere per la nostra incolumità personale,
come confessa anche la chef Giada Pantaleone dello Spaccio. L’ingresso per le consegne del nostro ristorante si trova in uno dei vicoli della Sala. Per eseguire il nostro lavoro, siamo stati occasionalmente intimiditi o umiliati. Non è che abbia nulla a che fare con la distribuzione ora, dato che i ragazzi portano la loro birra in classe ogni giorno.