Anna Moroni Malattia

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Anna Moroni Malattia
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Anna Moroni Malattia – Anna Urbani, la moglie di Moroni, è un’abile cuoca, conduttrice televisiva e autrice italiana.Ha lavorato come contabile certificata e interprete presso l’ambasciata australiana a Roma prima di cambiare carriera per concentrarsi sul cibo. Lei Anna è conosciuta soprattutto per le sue apparizioni in diretta al programma di Raiuno La prova del cuoco tra il 2002 e il 2018, durante le quali ha dedicato alcuni minuti di ogni puntata ad istruire Antonella Clerici nell’arte della cucina. Ha anche collaborato con Clerici a diversi libri di cucina, tra gli altri suoi lavori pubblicati.

Storia

La mononucleosi infettiva fu identificata e descritta per la prima volta in sei pazienti da E. Larey e Douglas H. Sprunt nel Bollettino del Johns Hopkins Hospital del 1920 con il titolo; tuttavia, già nel 1800 la malattia era stata riconosciuta come sindrome clinica composta da febbre, faringite e adenopatia, anche se il virus Epstein-Barr non era ancora stato isolato e scoperto.

Il termine “febbre ghiandolare” fu coniato nel 1889 da professionisti medici tedeschi tra cui Emil Pfeiffer. Sebbene già da tempo si sospettasse che il virus EBV avesse un ruolo nell’insorgenza della malattia, fu solo nel 1968 che i ricercatori Diehl V, Henle G, Henle W e Kohn G. dei Virus and Genetics Laboratories dell’Università L’Ospedale pediatrico di Filadelfia e la Penn Medicine School of Medicine hanno stabilito il collegamento. In quegli anni ricercatori del Karolinska Institute for Medical Science e dello stesso gruppo scoprirono in modo indipendente una connessione tra il linfoma di Burkitt e il virus EBV.

Analisi della prevalenza e delle cause

La mononucleosi infettiva è causata dal virus Epstein-Barr, che ha un genoma di DNA a doppia elica e appartiene alla famiglia Herpesviridae, sottofamiglia Gammaherpesvirinae.Il virus infetta le cellule B attraverso l’orofaringe dopo essere entrato nel corpo attraverso la bocca e la gola, causando faringite e, in alcuni casi, tosse. Le persone possono diffondere il virus direttamente sputandosi in bocca a vicenda o indirettamente toccando un oggetto contaminato dalla saliva.

Oltre il novanta per cento delle persone risultano positive al virus perché hanno anticorpi contro gli antigeni virali. L’età di picco dell’infezione è compresa tra 0 e 4 anni nei paesi in via di sviluppo, ma tra 15 e 25 anni nei paesi sviluppati. La progressione della malattia è spesso asintomatica o indistinguibile da quella della faringite o dell’influenza. I bambini e i giovani adulti rappresentano il 75% di tutti i casi di mononucleosi, con la forma classica della malattia definita da febbre alta, malessere e debolezza.

La latenza oncogenica e patogena che sopravvive dopo la remissione

Il virus potrebbe rimanere dormiente nell’ospite anche dopo il ripristino. Ci vuole circa un anno perché il virus venga completamente eliminato dalla saliva di una persona infetta. Circa il 15-20% delle persone esposte e asintomatiche risulta positivo al virus nei gargarismi, suggerendo che l’infezione viene occasionalmente eliminata per tutta la vita dopo questo periodo.

Il linfoma di Hodgkin, il carcinoma nasofaringeo e numerosi linfomi non Hodgkin a cellule B sono tutti associati all’EBV. Il linfoma di Burkitt è il tumore maligno più diffuso della testa e del collo nella Cina meridionale.La sola osservazione clinica ha portato alcuni autori a ipotizzare che la mononucleosi infettiva aumenti la probabilità di sviluppare il lupus eritematoso sistemico;

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tuttavia, una ricerca prospettica di 30 anni condotta in Danimarca e conclusa nel 2007 sembra smentire ciò.Malattie autoimmuni come la sclerosi sistemica, la colite ulcerosa, il lupus eritematoso sistemico e, in misura minore, l’artrite reumatoide, la sindrome di Sjögren, la spondilite anchilosante e il morbo di Crohn sono state tutte collegate al virus Epstein-Barr.

Patogenesi

I linfociti B e le cellule orofaringee sono solo due tipi di cellule che hanno un recettore del complemento a cui possono legarsi le glicoproteine di superficie del virus Epstein-Barr . Il virus infetta le cellule B nei linfonodi cervicali dopo essere entrato nel corpo attraverso l’orofaringe. Dopo un periodo di forte replicazione, i virus raggiungono il flusso sanguigno, liberi o attaccati alle cellule B.

La presenza del genoma può essere dimostrata in circa il 20% dei linfociti B durante la fase acuta, determinando la produzione di un pattern di anticorpi tipici, tra cui anticorpi eterofili patognomonici, responsabili di alcune complicanze e cruciali ai fini della diagnosi. L’epitelio orofaringeo e le cellule della memoria dei linfonodi continuano a replicare il DNA dell’EBV anche molto tempo dopo la fine della fase acuta.

La risposta cellulo-mediata alle cellule B infette, guidata dai linfociti T e che spesso include virociti , è cruciale. I virociti sono disponibili in un’ampia varietà di dimensioni e forme, ma possono sempre essere identificati dal loro citoplasma schiumoso, vacuolizzato e altamente basofilo e dal loro nucleo ovale, che può essere irregolarmente lobulato o reniforme ed esibitosi tratta di spessi depositi di cromatina e, occasionalmente, di nucleoli.

Malattie simili all’herpes genitale possono essere causate anche dal citomegalovirus e dall’herpesvirus umano 6, nonché dall’adenovirus, dal virus dell’immunodeficienza umana, dal virus dell’herpes simplex, dal virus della rosolia, dallo Streptococcus pyogenes e dal Toxoplasma gondii.

Anatomia patologica

Oltre ai tipici aggiustamenti ematologici, la mononucleosi infettiva provoca una serie di alterazioni a carico della milza e del fegato. Una milza ingrossata che è anche palpabile potrebbe non avere una spiegazione apparente. Le emorragie sottocapsulari sono una possibile causa di questa condizione. La patologia epatica può rivelare infiltrati diffusi dei passaggi portali, anomalie regressive del parenchima epatico o piccoli infarti parcellizzati. I linfociti possono anche infiltrarsi nei tessuti sottocutanei e nelle sezioni periarteriolari del colon.

I linfonodi sono generalmente ingrossati, ma in modo più evidente sotto le ascelle, nell’inguine e sulla nuca. L’esame istologico rivela la presenza di cellule T, la cui proliferazione talvolta è così intensa da assomigliare a quella dei linfomi. La mononucleosi può avere effetti gravi sul sistema nervoso centrale , inclusi edema e,

in casi estremamente rari, degradazione della mielina dei fasci nervosi periferici.Febbre, astenia, malessere e mal di testa sono alcuni dei sintomi e delle indicazioni aspecifici più comuni che compaiono 30-60 giorni dopo l’esposizione negli adulti e 10-15 giorni dopo l’esposizione nei bambini.

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